Ukemi-waza

– cadute

Nel judo come prima cosa si impara a cadere per non farsi male: la caduta (in giapponese ukémi) é la nostra prima difesa, come ci hanno insegnato i Maestri Sauro, Maurizio e Natale.

Jigoro kano, durante l’esecuzione di una proiezione.

Nella sua opera Kodokan Judo il Maestro Jigoro Kano scrive:

before practicing throwing techniques or engaging in randori, it is imperative to master ukemi, the technique of falling safely.

“prima di praticare le tecniche di proiezione o scontrarsi nel randori, è obbligatorio imparare le ukemi, ovvero le tecniche di caduta in sicurezza”
(Jigoro Kano, Kodokan Judo (New York, Kodansha International, 1994 pagina 45)

Nel Judo le cadute si differenziano a seconda delle direzioni:
Ushíro Ukémi – caduta all’indietro
Yòko Ukémi – caduta di lato
Màe Ukémi – caduta in avanti
Màe Mawàri Tzémpu Kàiten Ukémi – caduta in avanti con rotolamento

Protezione della testa.
Ovviamente è pericoloso urtare con violenza la testa a terra; i conseguenti danni alla testa ed al collo potrebbero anche essere gravi.
Per questo, in tutte le cadute la testa va sempre mantenuta sollevata dal terreno; vedremo come in alcune cadute il fatto di mantenere le gambe sollevate da terra aiuta a proteggere il cranio, mentre in altre cadute la testa vada mantenuta spostata verso il lato, in modo da mantenerla all’esterno di quel cerchio immaginario in cui viene effettuata la caduta.

L’uso della battuta della mano.
Al termine della caduta il bravo judoka batte sempre la mano. Perché ?
Quando un pesante oggetto cade a terra vengono provocate molte vibrazioni, le quali si ripetono sia per terra che nel corpo caduto; questo succede anche quando il judoka cade a terra, quindi neutralizza le vibrazioni emesse tramite la battuta della mano sul Tatami, scaricando l’energia provocata dalla caduta.

Non ci credete ? Provate a saltare sui talloni diverse volte !

Nel libro PERCHE’ ACCADE CIO’ CHE ACCADE (BUR – 2013), l’autore Andrea Frova, docente di Fisica generale all’università di Roma e genitore di due judoiste, da una interessante spiegazione scientifica:

221. LA MANATA DEL JUDOKA

Perché i lottatori di judo o di altri sport consimili, cadendo, battono con forza una mano contro l’impiantito?
L’autore di questo libro ha due figlie che, nel judo, hanno conseguito il diploma di cintura nera. Le ha viste cadere mille volte e ha potuto studiare il loro modo di atterrare senza farsi troppo male. Del resto, il judo presenta, ancor più di altri sport, una vera dovizia di problemi di meccanica. A proposito della manata sul tappeto, ci sono almeno quattro buoni argomenti a suo favore: primo, la mano agisce da molla e frena la rapidità dell’urto, quindi l’intensità delle forze impulsive (vedere il quesito 163). Secondo, aumenta la superficie di contatto del corpo col pavimento, riducendo la pressione (si supponga di cadere sullo spigolo di un’anca, per esempio, o su una costola). Terzo, permette in parte di “guidare” la caduta, aiutando il corpo a ruotare e a urtar terra con le parti meno sfavorevoli. Il quarto è un argomento psicologico: concentrarsi su tale gesto permette di mantenere un ruolo attivo e sottovalutare gli aspetti sfavorevoli del colpo subito. Rimane da augurarsi, ora, che i maestri giapponesi non trovino queste motivazioni del tutto inappropriate al loro modo di concepire il judo.

Bibliografia:
Aikido & Judo M. Michele Morolla: http://www.michelemarolla.com/dati/12-judonews/110-cosa-dice-il-prof-kano
– Kano Jigoro di Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Kan%C5%8D_Jigor%C5%8D
– Understanding Ukemi (Falling Techniques) By Brandon Lee: https://judoinfo.com/lee/
Ukémi da Ko-Shin-do Judo Trieste: https://www.koshindo.org/index.php/ki-hon/5-ukemi